Quattro chiacchiere con il direttore di Demeter Italia, Giovanni Buccheri
Alle radici di Demeter c’è un gruppo di persone che, ogni giorno si impegna a fare del mondo biodinamico un luogo responsabile, riconosciuto, consapevole, in crescita e garantito. Tra le persone del team, in qualità di direttore, Giovanni Buccheri svolge un ruolo importante nel supportare tutte le iniziative e le attività che nascono negli uffici della sede italiana.
Di formazione umanistica, con una specializzazione in economia e gestione d’impresa, diverse esperienze all’estero e la precedente collaborazione con Ecor Naturasì nei dipartimenti di marketing, acquisti e innovazione e sostenibilità, Giovanni Buccheri oggi è un punto di riferimento per le persone che lavorano in Demeter Italia. A guidarlo non solo queste solide competenze, ma anche una passione di lunga data per l’agricoltura biologica e biodinamica, e per le tematiche etiche e sociali ad essa collegate.
A Giovanni abbiamo fatto qualche domanda per presentare il mondo della biodinamica, a chi non ne conosce le specificità.
Come spiegheresti, in parole semplici, il concetto di agricoltura biodinamica a chi ancora non la conosce?
L’agricoltura biodinamica è un modo di prendersi cura della salute della Terra e di conseguenza degli esseri umani e di tutti coloro che la abitano, tenendo in considerazione quello che è il lascito dell’agricoltore nei confronti delle future generazioni. Attraverso l‘idea di azienda agricola a ciclo chiuso – che rigenera le risorse che utilizza per le sue produzioni – si attiva un dialogo tra l’attività dell’agricoltore e la natura, a beneficio del primo e nel rispetto della seconda. Nel legame tra il mondo dell’uomo, rappresentato dall’agricoltore, e la natura, rappresentata dall’azienda agricola, si sviluppa un’attività capace di fare del bene a tutti i viventi.
Descrivici la relazione che si crea tra la terra, la persona e l’animale all’interno del mondo biodinamico.
Il terreno, le piante, gli animali e le persone sono tutti tasselli dell’organismo agricolo biodinamico, un mosaico fatto di tessere che rappresentano i regni della natura. Nell’organismo biodinamico i regni vivono insieme, entrano in relazione per mantenere un equilibrio difficilmente standardizzabile, e grazie a specifiche pratiche agronomiche e atti agricoli, che hanno basi scientifiche, riescono a tenere insieme tutti questi diversi aspetti della vita. Ogni azienda agricola biodinamica crea questa unione in modo differente, e in questo c’è la sua unicità, come fosse una persona, con un carattere ben definito e non replicabile.
Rigenerare: un’azione ricca di significato che caratterizza l’approccio biodinamico. Ce lo racconti?
Il verbo “rigenerare” indica la ripartenza dei cicli vitali di ciò che serve alla produzione, ma anche la restituzione di vitalità a qualcosa che l’aveva perduta, in tutto o in parte. Il fatto che l’agricoltura biodinamica sia un’agricoltura rigenerativa significa che con le sue pratiche agricole e agronomiche è capace di ricostituire, aumentandole, le risorse che consuma (acqua, fertilità, biodiversità), e di riportare la vita su terreni nei quali – per qualche ragione – la vita si è allontanata. In altre parole, l’agricoltura biodinamica non solo rispetta ogni forma vivente, ma è anche capace di riportare la vita dove aveva cessato di esistere. Pensiamo, ad esempio, che l’agricoltura biodinamica è applicata anche in zone desertiche, come in Australia o in Egitto, dove dal 1977 c’è l’interessantissimo caso della comunità Sekem, al sud del Cairo. Qui un gruppo di cristiani e mussulmani, su iniziativa del dottor Ibrahim Abouleish, ha applicato la biodinamica nel deserto. Oggi Sekem è un’azienda agricola che fa trasformazione, si occupa di prodotti farmaceutici omeopatici, è attiva nel campo del tessile e include anche un’università prestigiosa. Tutto ispirato dall’agricoltura biodinamica. Questo fa capire quanto sia forte ed efficace l’agricoltura biodinamica, capace di rigenerare vita nei terreni e in tutto quello che essi producono – dai cereali alla verdura o alla frutta – riportando la vita anche dove sembrava inesistente.
Tra le intenzioni della biodinamica c’è anche quella di avere un impatto spirituale e cosmico, in che modo può farlo?
Tutti gli ambiti in cui l’uomo si attiva hanno aspetti materiali e spirituali, e questo vale anche per l’agricoltura biodinamica. Essere regista di un’azienda agricola biodinamica significa sapere che anche gli aspetti spirituali si devono incarnare per sostenere economicamente l’azienda e per avere un impatto nel territorio. Bisogna quindi sapere, ad esempio, che c’è una consequenzialità tra il ritmo delle stagioni, il fluire dei giorni del mese e il rapporto con il cielo astronomico e che esistono i moti lunari e i ritmi cosmici. Per questo in agricoltura biodinamica si segue il calendario delle semine di Maria Thun, la quale si dedicò allo studio del legame tra colture e movimenti astronomici, creando uno strumento pratico per le semine, le lavorazioni, i trapianti e le potature secondo i ritmi naturali.
Qual è la cosa che ti piace di più ricordare a chi acquista un prodotto a marchio Demeter?
La cosa più bella è che un prodotto Demeter non solo fa bene a chi lo consuma, ma anche al suolo e al pianeta. È un acquisto consapevole di quanto accade lungo tutta tutta la filiera e un modo attivo per contribuire allo sviluppo sano e vigoroso del nostro ambiente.
I prodotti biodinamici a tavola: oltre a fare bene, sono anche più buoni?
Sono più salutari sicuramente, qui non c’è nessun dubbio perché crescono senza input chimici di sintesi, e quindi a loro volta trasmettono più salute. Io aggiungo che sono assolutamente anche più buoni dal punto di vista organolettico, ma qui entriamo in una sfera più personale, che coinvolge la dinamica della memoria del gusto. Le nostre papille gustative sono allenate a trovare la bontà del prodotto in base a come le abbiamo educate. I sensi vanno coltivati, è difficile giudicare la bontà, se manca il giudizio di riconoscibilità, ma al netto di questo credo che chiunque in un panel test dovrà riconoscere che un frutto biodinamico o biologico è più saporito di uno convenzionale.
Un’ultima domanda, come immagini il futuro?
Vedo un futuro in cui l’agricoltura biodinamica, accompagnata da altre forme di agricoltura rigenerativa, prenderà sempre più piede. Forse più che una previsione, questo è un augurio che risponde alla fase storica che stiamo vivendo, che ha raggiunto un suo culmine. Spero che, spinti da questa necessità, tante persone e agricoltori si riavvicinino a quelle pratiche rigenerative che hanno sempre fatto parte del bagaglio dell’essere umano. La speranza è che torniamo ad appropriarci di tutte queste informazioni per fare scelte consapevoli in relazione al loro impatto, e che l’agricoltura biodinamica possa contribuire a un’evoluzione più matura del nostro mondo. Per essere cittadini consapevoli negli anni che ci aspettano.
Claudia Zigliotto