Salute, agricoltura, ambiente: mangiare meglio per il bene di tutti
Intervista alla biologa nutrizionista Renata Alleva
Scegliere un’alimentazione biologica e biodinamica fa bene alla nostra salute, ma prima di tutto ha un impatto positivo sull’ambiente in cui viviamo. Per questo motivo preferire prodotti certificati significa non solo fare una scelta più sicura e nutriente per il nostro corpo, ma anche favorire la sostenibilità ambientale. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Renata Alleva: biologa nutrizionista, specialista in Scienza dell’alimentazione, membro di Isde Italia (International Society of Doctors for the Environment) e vice presidente dell’Ordine dei Biologi dell’Emila Romagna e delle Marche, impegnata da anni nella promozione della salute attraverso una corretta alimentazione. Negli ultimi anni si è interessata in particolare agli effetti dei pesticidi sulla salute umana e all’educazione alimentare sia di adulti che di bambini con un focus sulle mense scolastiche.
Dottoressa, l’alimentazione a base di prodotti biologici e biodinamici è veramente più salutare e nutriente dei prodotti convenzionali?
A questa domanda si deve rispondere tenendo presenti due aspetti: la qualità degli alimenti prodotti in biologico e biodinamico e l’impatto che queste produzioni hanno sull’ambiente. Non possiamo infatti parlare di dieta salutare senza pensare a come sono prodotti gli alimenti e alla estesa contaminazione di suoli e di acque in cui troviamo quantità rilevanti di pesticidi di sintesi, utilizzati nelle coltivazioni intensive. Sono tanti gli studi scientifici che hanno mostrato un’associazione tra esposizione a pesticidi e patologie neurodegenerative e varie tipologie di cancro, e i primi ad avere un maggior rischio di ammalarsi sono proprio gli agricoltori. Ci sono studi scientifici pubblicati su riviste internazionali che dimostrano come l’esposizione lavorativa a pesticidi aumenti il rischio di ammalarsi rispetto a chi non è esposto. Ma il rischio c’è anche per esposizioni residenziali, ossia per chi vive vicino a campi coltivati intensivamente con pesticidi.
Chi sono i soggetti più a rischio, con questo tipo di esposizione?
I soggetti più fragili sono sicuramente le donne in gravidanza e i bambini. Diversi sono gli studi scientifici che hanno evidenziato come una esposizione in utero, cioè durante l’età fetale, possa influenzare lo stato di salute del nascituro e il suo neurosviluppo. Un monitoraggio fatto su più di 1000 donne e i loro figli dai 3 ai 5 anni, residenti in California a ridosso di zone coltivate con pesticidi ampiamente utilizzati, tra cui il clorpirifos, ha mostrato come l’incidenza di autismo o disturbi dello spettro autistico fosse maggiore nei bambini di donne esposte rispetto ai figli di quelle non esposte.
Anche in Val di Non è stato registrato un dato preoccupante rispetto a questi pesticidi.
Sì, in Val di Non ho condotto uno studio in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche i cui risultati sono stati pubblicati su riviste internazionali (Alleva et al. Environmental Toxicology 2018, 33(4), pp. 476–487; Molecular nutrition and food research, 2016, 60(10), pp. 2243–2255). Nello studio abbiamo dimostrato che i residenti che vivono a ridosso dei meleti sono esposti ad una quantità di pesticidi che inducono un danno al DNA cellulare proporzionale ai trattamenti. In sostanza abbiamo dimostrato che, nonostante l’organismo umano sia dotato dei sistemi di riparazione per proteggere il DNA da danni indotti, nel periodo di maggiori trattamenti con pesticidi, questi sistemi diventano inefficaci e il DNA si danneggia, e in caso di danno prolungato questo può indurre una trasformazione cancerosa. Ma a favore di una dieta basata su alimenti biologici, abbiamo anche dimostrato che la supplementazione delle persone esposte con miele di castagno, ricco di polifenoli, era in grado di stimolare i sistemi di riparazione e ridurre il danno ossidativo al DNA indotte dai pesticidi.
E arriviamo ai benefici per la salute.
Esatto, questo è uno dei motivi per cui i cibi biologici e biodinamici, anche se non si è esposti ai pesticidi e si sta bene fisicamente, possono portare benefici alla salute. Uno studio francese prospettico, che ha riguardato un campione di circa 70.000 persone ha concluso che chi basava la dieta su prodotti biologici aveva un rischio minore di ammalarsi di tumori ematologici (linfomi) e di cancro al seno in post-menopausa. In particolare il rischio di ammalarsi di tumore si riduce del 25% in chi mangia biologico rispetto a chi non mangia biologico. Particolarmente significativa era la riduzione del rischio di cancro al seno e di linfomi. Questo probabilmente è spiegabile con il fatto che i cibi biologici sono privi di residui di pesticidi tossici e spesso hanno un maggiore contenuto di polifenoli, oltre ad avere un impatto ambientale minore rispetto ai prodotti convenzionali. Ricordiamoci sempre che la nostra esposizione a sostanze tossiche non avviene solo per via dei residui nei cibi, ma anche attraverso l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo.
Come possiamo difenderci da pesticidi e contaminanti?
Spesso, quando si parla della situazione ambientale, le persone mi dicono: “tanto tutto è inquinato”. Io vorrei sottolineare che, anche se l’ambiente in cui stiamo ci espone all’inquinamento da pesticidi, noi abbiamo dei sistemi di riparazione e la scelta di alimentarci con prodotti che non sono contaminati fa la differenza. È una piccola protezione aggiuntiva, anche (e forse soprattutto) per chi vive in un ambiente che porta inquinamento.
Perché, tra i contaminanti, il glifosato è quello che ci deve preoccupare di più?
Prima di tutto perché è un erbicida estremamente diffuso in tutto il mondo, utilizzato per togliere quelle che in coltivazione tradizionale vengono definite “erbacce” o infestanti, e che in agricoltura biologica e biodinamica sono biodiversità. Viene utilizzato molto nelle cerealicole e quindi si trova spesso nel pane, nella pasta, nei cereali. È un sospetto interferente endocrino, in grado quindi di interagire con i nostri ormoni, alterandone la normale funzionalità, condizione associata a tante patologie, i tumori innanzitutto. Anche a piccolissime dosi può alterare i nostri ormoni, colpendo tiroide e ghiandole mammarie, ad esempio, con danni transgenerazionali. Non è il più pericoloso, è in una buona compagnia a tanti altri pesticidi, ma il glifosato è stato considerato per molto tempo una molecola quasi innocua, e quindi le quantità immesse nell’ambiente hanno provocato un inquinamento diffuso a livello mondiale; in Italia è il principale inquinate delle acque superficiali, secondo i report dell’Ispra. Attorno al glifosato c’è sempre stata molta discussione e la sua approvazione si è basata sempre sui pochi studi di un’azienda produttrice. Ma era stato classificato come probabile cancerogeno dalla Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) e questo avrebbe dovuto, almeno a titolo precauzionale, portare alla sospensione. Ma così non è stato.
Quali sono i fattori a cui dobbiamo prestare più attenzione, se vogliamo tutelarci, quando leggiamo un’etichetta?
Al supermercato consiglio e indirizzo il più possibile ad acquistare prodotti biologici o biodinamici. E questa è già una prima garanzia che l’alimento che sto acquistando è stato prodotto senza pesticidi sistemici. Tuttavia anche un prodotto biologico processato potrebbe non rispettare un ottimale equilibrio nutrizionale, risultando troppo ricco di zuccheri, di sale o di grassi o, ad esempio, contenere emulsionanti. Per questo, oltre alla certificazione, suggerisco di controllare l’elenco degli ingredienti. Se, ad esempio, sto acquistando un biscotto o un cracker, dovrò controllare che la farina sia il maggiore ingrediente: ovviamente è preferibile scegliere prodotti integrali, o con farine di farro, orzo o avena che hanno un indice glicemico inferiore rispetto alle farine 0 e 00. Attenzione poi agli additivi, alcuni sono necessari per la conservazione, ma ci sono tanti edulcoranti addensanti ed emulsionanti che servono a dare sapore e consistenza ad una materia prima di bassa qualità. Una buona opportunità per fare una valutazione è l’App Yuka, che condivide punteggi e informazioni sugli additivi attraverso il codice a barre. È da perfezionare per indagare su tanti aspetti, ma è una discriminante facile e pratica in fase di acquisto.
Come vede un’agricoltura giusta? Di quali regole e protezioni abbiamo bisogno per la salute di tutti e tutte?
Non sono un’agronoma, e sicuramente c’è qualcuno più titolato di me che può rispondere a questa domanda. Quello che però ho imparato, da colleghi esperti in questo ambito, è che a lungo termine un’agricoltura biologica e biodinamica è più salubre e redditizia, e di certo è una vera salvaguardia per la biodiversità e per l’ambiente. La biodiversità è importante in termini ambientali, anche perché ricade direttamente sulla nostra salute con i prodotti che mettiamo in tavola. Si pensi che la diminuzione della biodiversità è associata all’aumento di patologie come allergia, asma e dermatite atopica. Se noi mangiamo prodotti coltivati in un terreno ricco di specie microbiche, questi contribuiscono alla salute del nostro microbiota intestinale. Per questo è necessaria un’agricoltura che renda ricchi i terreni in termini di fertilità, ci vogliono strategie che incoraggino gli agricoltori ad abbandonare l’agricoltura ad alto impatto e, infine, è necessario che si rendano accessibili a tutti prodotti sani e senza pesticidi.
Quanto influisce un’alimentazione biologica e biodinamica nella crescita dei più piccoli?
I primi mille giorni di vita sono cruciali per il bambino: ogni esposizione e ogni evento avverso nei primi mille giorni possono svilupparsi in patologie da adulti. Ogni contaminante e inquinante a cui il feto o il neonato è esposto può essere molto pericoloso sia nell’immediato sia aumentando il rischio di ammalarsi di patologie che potrà sviluppare da adulto. Gli alimenti biologici o biodinamici sono amici della salute non solo perché sono privi di pesticidi ma anche perché, secondo alcuni studi, sono più ricchi di polifenoli e di vitamine, importanti micronutrienti. Avere una dieta ricca di polifenoli, fibre, vitamine stimola le nostre difese nei confronti dei danni da contaminanti ambientali.
Un consiglio sull’educazione nutrizionale a casa?
Intanto non dire più che i bambini non amano le verdure. Se in una famiglia si mangiano verdure anche loro si abitueranno a mangiarle. Più precocemente si educano a mangiare fibre e verdure, più riusciranno a creare un microbiota sano. Scegliamole bio, variamole in base alla stagione, consumiamole sia cotte che crude. Altro consiglio è quello di ridurre il più possibile gli zuccheri, ricordandoci che i dolci non sono alimenti che i bambini dovrebbero mangiare tutti i giorni. È importante un’educazione al gusto nei primi tre anni di vita, cercando di introdurre frutta secca a guscio, frutta fresca e yogurt naturale.
Ma i ragazzi spesso mangiano a scuola.
Purtroppo su questo le mense scolastiche non ci vengono incontro, ci sono regioni molte virtuose, come l’Emilia Romagna, dove ci sono molte mense biologiche. Tuttavia spesso manca la varietà di cereali verdure e i legumi, mentre spesso sono troppo presenti la carne e il prosciutto cotto. Sarebbe bello che la mensa scolastica fosse uno strumento per fare educazione nutrizionale da condividere poi con le famiglie.
Infine, buone abitudini a tavola da trasmettere ai bambini per evitare l’obesità infantile?
Ricorderei di evitare le bevande zuccherate e gassate, ma anche i succhi di frutta non sono ideali, per il carico di fruttosio. È preferibile mangiare la frutta e bere acqua per dissetarsi. Alimenti zuccherati come i succhi, consumati in eccesso, portano a creare patologie come il fegato grasso, anche nei bambini. Inoltre, insieme all’alimentazione, invito sempre ad educare i ragazzi al movimento. Siamo una popolazione molto pigra, e invece l’educazione fisica è molto importante. Impariamo a muoverci, fin dai primissimi anni.
Claudia Zigliotto