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Un’agricoltura per il futuro della terra.

Un’agricoltura per il futuro della terra.

28 Agosto 2023

Il sistema di produzione del cibo come paradigma di una nuova era.

Piero Bevilaqua

Slow Food Editore, 2022

218 pagine

16,50 euro

Il periodo delle vacanze per molti è finito, ma se avete conservato uno scampolo di tempo da dedicare alla lettura, c’è un libro che non potete non leggere se vi appassionano i temi dell’ambiente, della produzione di cibo e delle connessioni tra economia e storia.

Piero Bevilacqua è uno storico dell’agricoltura e questo è l’approccio che mantiene nella costruzione del discorso di questo libro, che si apre con una dedica esplicita: “A Vandana Shiva e Carlo Petrini, amici dei contadini di tutto il mondo”.

Il periodo considerato inizia con il momento in cui l’agricoltura, da fonte di vita, diventa un problema ambientale: stiamo sostanzialmente parlando degli ultimi 100 anni e mentre Demeter si appresta a celebrare il primo centenario dell’agricoltura biodinamica può servire ragionare su cosa è successo in questo lasso di tempo.

Cent’anni, dunque, che Bevilacqua racconta con la chiarezza e il rigore che gli sono consueti e che servono ad illustrare tutti gli errori compiuti perseguendo un’idea di sviluppo che si reggeva «su un gigantesco occultamento: la rimozione della natura. (…) Possiamo dunque denunciare forse il più straordinario paradosso dell’età contemporanea, il grande buco nero di quella che chiamiamo modernità, messo ormai in luce dagli squilibri ambientali di oggi: il gigantesco sviluppo capitalistico mondiale si è retto su un pensiero teorico senza fondamenta, un colossale edificio metafisico».

Dalla dissipazione delle risorse alla creazione di un sistema agricolo dipendente dai carburanti fossili, dall’inesorabile abbassamento della qualità dei prodotti  – con le ovvie conseguenze in termini di salute pubblica – alla vergogna della fame che ancora devasta intere zone del pianeta, dalla nuova schiavitù dei lavoratori dei campi allo smantellamento di un sistema sociale che passava per la presenza di tante piccole aziende agricole che invece hanno dovuto cedere il passo (e i terreni) ad aziende sempre più grandi e sempre meno connesse con la natura e i luoghi che le circondavano e le sostenevano.

Tuttavia questo libro non è un rosario di disgrazie, anzi, offre una precisa indicazione per il futuro: la promessa del titolo viene mantenuta. Il futuro dell’agricoltura, e soprattutto l’agricoltura che guarda con amore e attenzione al futuro del pianeta, sta nelle pratiche sostenibili che hanno resistito e oggi offrono soluzioni praticabili: «Silenziosamente, – scrive Bevilacqua – senza grandi clamori mediatici, negli ultimi decenni l’agricoltura è stata teatro di una rilevante rivoluzione culturale e scientifica. Per merito dei contadini ma anche di agronomi e scienziati, si è ricominciato a pensare l’attività produttiva di cibo come una pratica ecosistemica, un’attività che ha anche fare con una biosfera complessa di cui fanno parte vari ecosistemi (…)».

Ampio spazio viene dedicato a tutte le agricolture “alternative” ed in particolare all’agricoltura biodinamica, alle sue origini e ai suoi fondatori e sviluppatori, da Rudolph Steiner a Ehrenfried Pfeiffer, e alle connessioni con altri agronomi del medesimo periodo, come Albert Howard. Bevilacqua non rinuncia ad accennare alle polemiche che nel nostro paese hanno visto la biodinamica al centro di polemiche che danno la misura «dell’arroganza cui può giungere il riduzionismo scientista quando si trova davanti a fenomeni che sfuggono ai propri rigidi paradigmi. Senza dire del contorno di schiamazzi del nostro giornalismo, che di agricoltura sa meno di niente, ma si è precipitato in massa a partecipare alla derisione collettiva (…)».

Ma l’agricoltura di qualità non può fare a meno di consumatori attenti e per questo un intero capitolo viene dedicato a quella “rivoluzione culturale italiana” che è stata realizzata dal movimento Slow Food. Bevilacqua è da sempre un attento osservatore, oltre che un valido alleato, di questa organizzazione e le pagine che le dedica dimostrano come il suo sguardo ha saputo andare molto al di là della superficie della narrazione mediatica. L’autore fa infatti partire la “rivoluzione” da un elemento spesso trascurato, cioè il Premio Slow Food per la Biodiversità (2000-2003), e prosegue poi descrivendo le evoluzioni fino a Terra Madre e alla nascita dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, chiarendo come «la rivoluzione culturale di Slow Food costituisce un allargamento importante del fronte mondiale dell’alternativa all’agricoltura capitalistica».

Un libro ricco di dati aggiornati e riflessioni originali, che offre uno sguardo d’insieme ad un tema complesso, non mancando però di analizzarne nel dettaglio i nodi principali. Un testo utile a chi voglia lasciarsi condurre in una riflessione che ripercorre i recenti sviluppi del nostro modo di fare agricoltura e prefigura una solida via d’uscita dai problemi (ambientali, sociali, etici, economici e culturali) creati dall’approccio asfittico di chi guarda solo al profitto.

Cinzia Scaffidi

Un’agricoltura per il futuro della terra.
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