Il vino biodinamico nutre il futuro
Ogni scelta che facciamo ha valore e lascia un’impronta, più o meno positiva, per il futuro. Questo vale anche quando preferiamo un vino prodotto secondo i principi dell’agricoltura biodinamica tra le innumerevoli etichette esposte sugli scaffali di un negozio di alimentari, di un’enoteca o in cantina. Ciò che differenzia il vino biodinamico, e che è custodito in ogni bottiglia, è la consapevolezza di un gruppo di produttori impegnati nella cura del nostro pianeta e nel nutrimento del futuro di tutti.
Il compito principale di chi si occupa di agricoltura biodinamica nel mondo del vino è, infatti, quello di preservare il messaggio della terra attraverso la vitalità del frutto, agendo nel rispetto della peculiarità dell’uva. L’agricoltore biodinamico vede ogni acino d’uva come puro specchio di individualità di un luogo e del contesto in cui il vino nasce e cresce arricchendosi di forze vitali. Non esiste una vigna uguale all’altra, ma esiste il messaggio profondo di un genius loci vitivinicolo come luogo con un determinato clima, un terreno specifico, tradizioni radicate, persone e comunità che lo sostengono. In questo contesto l’azienda agricola diventa un vero e proprio organismo con una fitta interconnessione di tutte le attività svolte al suo interno, è un organismo vivente dotato di una tensione spirituale.
Essere consapevoli del ruolo del viticoltore biodinamico rende i consumatori partecipi del cambiamento, nella consapevolezza dei valori che identificano e differenziano chi pratica agricoltura biodinamica in vigna.
Il vignaiolo che adotta l’agricoltura biodinamica sa ascoltare le necessità della pianta
Il viticoltore biodinamico è una persona che sa ascoltare le sue viti per fare scelte consapevoli sia in vigna che in cantina. In vigna l’ascolto è più semplice perché si può vedere lo stato di salute della vite e decidere di conseguenza come generare piante connesse alla fertilità del suolo, capire i giusti ritmi, usare preparati che sostengano lo sviluppo della pianta. In cantina c’è invece un lavoro più paziente, legato all’attesa, alla fiducia e all’intuizione, per capire quando intervenire, quale contenitore scegliere, i tempi corretti di riposo.
Alla monocultura della vite. la biodinamica preferisce la ricchezza della biodiversità
Una grande sfida che si pongono i viticoltori biodinamici è la relazione all’ambiente che li circonda, coltivando la vigna in connessione con un luogo, evitando la monocoltura, preservando la biodiversità anche grazie alla presenza di siepi, o la coltivazione di prati negli interfilari. Si piantano alberi, si tende alla variabilità genetica attraverso le selezioni massali delle piante, si rispetta il paesaggio, si manutengono i muri a secco, si allevano animali e si tiene vivo l’aspetto paesaggistico. Tutto questo per creare un organismo agricolo che includa, rispetti e sviluppi la complessità dei fenomeni vitali, ispirandosi all’idea del bosco come comunità di esseri diversi.
Non prendere dall’esterno, ma rigenerare le risorse interne
Il metodo biodinamico parte da un’azione fortissima: la rigenerazione. Questo significa che si cerca di non prendere niente dall’esterno, che non si usa la chimica e si rigenera la natura che è presente. È così che si possono crescere piante coscienti e resistenti, che in modo naturale si rendono indipendenti, ritrovando nel proprio ambiente tutto ciò di cui hanno bisogno.
Quando beviamo un vino da uva coltivata secondo il metodo biodinamico scegliamo quindi di entrare in un mondo costruito su messaggi di autenticità, dove la vitalità del prodotto sostiene un’agricoltura che rigenera le risorse che utilizza. Consumiamo un vino, senza additivi, da fermentazione spontanea e con solfiti molto contenuti quando non assenti. Ogni vino diventa un viaggio alla scoperta di una comunità e un territorio. I vini biodinamici sono sorprendenti, rivitalizzanti, stimolanti e offrono percezioni gustative e olfattive in costante e continuo mutamento.
di Claudia Zigliotto