
L’equiseto arvense attrattore di forze risanatrici
di Paolo Pistis
“Osserviamo per esempio l’Equiseto arvense: ha la caratteristica di attrarre a se proprio l’elemento cosmico, di impregnarsi di silice, e contiene infatti silice per il 90 %”
Rudolf Steiner, 10 Giugno 1924, Koberwitz , “Impulsi scientifico spirituali per il progresso dell’agricoltura” Editrice Antroposofica
L’Equiseto Arvense o coda cavallina è una pianta che cresce lungo i fossi, nelle zone umide con ristagni idrici. Cresce in questi luoghi appositamente per risanarli.
L’eccesso di umidità che porta marcescenza e lo sviluppo di funghi e batteri patogeni alle piante è considerato in biodinamica un eccesso di “forze lunari”. L’equiseto porta in sé forze solari, ovvero forze opposte a quelle lunari, permettendo un miglioramento dei suoli.
In alcuni casi l’equiseto viene visto come un’erba infestante, ma la sua presenza indica un ristagno idrico in profondità. Risolvendo il ristagno idrico in breve tempo l’equiseto scompare.
La composizione dell’Equiseto è molto variabile in funzione degli ambienti di crescita, ma il suo contenuto di silicio è sempre alto come anche il contenuto di zolfo, di sali minerali e di tannini. Non si tratta solo di silicio ma anche di altri composti del silicio come l’acido silicico e il silicio colloidale. Il silicio lo troviamo ovunque in natura, sotto forma di quarzo, sabbia, rocce silicate. Il silicio svolge diversi ruoli in natura a seconda della forma in cui si trova.
Quello che R. Steiner sottolinea più volte è che l’Equiseto è in grado di “vegetabilizzare” il silicio minerale e di renderlo disponibile per le piante. Le piante hanno questa capacità di portare gli elementi minerali all’interno dell’organismo pianta rendendoli parte quindi di un organismo vivente e cambiandone le qualità. L’equiseto è ormai notevolmente conosciuto nell’agricoltura come in erboristeria, in agricoltura biodinamica viene impiegato da quasi cent’anni. Si usa generalmente come decotto e più raramente come macerato. Le formulazioni del decotto sono molto variabili in funzione della provenienza della pianta, della preparazione della pianta e dell’uso finale a cui è destinato.
R. Steiner lo consiglia come rimedio contro molti funghi patogeni, in quanto è in grado di portare le giuste forze cosmiche solari a contrasto dello sviluppo dei funghi. Oggi sappiamo che l’equiseto deve essere spruzzato sui campi in anticipo, come preventivo per le fusariosi e per tutti quei funghi che partono dal suolo. Il decotto di equiseto può essere aggiunto e miscelato con altre preparazioni antifungine ad ampio spettro. I suoi utilizzi sono molteplici, rientra negli utilizzi preventivi e come un importante corroborante per rendere le piante resistenti agli stress biotici ed abiotici.
L’agricoltore “Demeter” avvero colui che applica con serietà e dedizione le linee guida dell’agricoltura biodinamica e dei disciplinari di produzione Demeter, sa che l’Equiseto può essere usato anche sotto forma di preparato biodinamico cornoequiseto “508” un preparato a base di silicio ed Equiseto Arvense. Questo preparato può essere usato sulle piante allo stesso modo del preparato cornosilice “501”, ovvero alla dose di 5 g in 30/40 l di acqua piovana tiepida, dinamizzata per un’ora. Questa irrorazione porta l’azione del silicio e del silicio vegetabilizzato dell’Equiseto a rinforzare la resistenza della pianta ai funghi. Più efficace risultano le irrorazioni fatte al suolo tra marzo e aprile per rallentare la sporulazione dei funghi patogeni dal suolo. Due o tre spruzzature al suolo in questa epoca riducono la virulenza dei patogeni tra la metà di maggio e la metà di giugno.
L’Equiseto nelle sue applicazioni è un vero portatore di forze risanatrici e questo aiuta gli agricoltori a risparmiare sull’utilizzo di molti agrofarmaci anche se ammessi per l’agricoltura biologica-dinamica e in alcuni casi a non usarli affatto e questo permette di offrire ai consumatori prodotti più sicuri e affidabili.
Paolo Pistis www.paolopistis.com