
Introdurre gli animali nelle aziende specializzate: l’esperienza dell’azienda Andreano Antonio, Foggia.
In merito al tema della presenza degli animali, obbligatoria secondo quanto riportato negli Standard Demeter, abbiamo intervistato Tommaso Pio Andreano dell’azienda agricola Andreano Antonio di Foggia.
La vostra è un’azienda giovane, ci racconti la sua genesi?
L’attività nasce nel 2010 su impulso mio e di mio fratello Antonio continuando la tradizione di famiglia. Abbiamo cominciato su una superficie di circa 25 ettari da subito coltivati secondo il metodo biologico. All’inizio non avevamo magazzino, poi tra il 2016 e il 2017 abbiamo acquisito un piccolo spazio per la lavorazione delle nostre produzioni che sono soprattutto orticole estive e invernali destinate in gran parte all’estero, alla Germania in primis. Nelle rotazioni coltiviamo prevalentemente grano duro e cece. Nel corso di questi anni l’azienda è ulteriormente cresciuta, pur rimanendo medio-piccola nel contesto del territorio, vocato per la produzione ortiva soprattutto a carattere intensivo di aziende che arrivano a superfici di centinaia di ettari. Oggi con la nostra famiglia collaborano una quindicina di persone, e l’azienda si estende su sessanta ettari con locali per il condizionamento dove gestiamo in gran parte cavolfiore, broccolo, sedano, bieta in inverno e anguria, datterino e zucchina in periodo estivo.
Come è nato il vostro rapporto con la biodinamica?
Nel 2014 fornivamo a Ecor grano duro e pomodoro da industria che abbiamo iniziato a condurre in biodinamico. Abbiamo così iniziato a sperimentare, e abbiamo seguito i primi i corsi di agricoltura biodinamica alle Cascine Orsine: da lì ci si è aperto un mondo. Se fino ad allora, infatti, l’azienda era vissuta come uno strumento da reddito, da quel momento si è rivoluzionato tutto, nel senso che abbiamo iniziato a vivere l’azienda come un’individualità, quasi come una parte di noi stessi. Non approcciandola più solo per produrre e vendere, ma anche sentendola come un’entità in se stessa, vivendone le tensioni, i drammi. E’ da questo vissuto che è scattata la scintilla vera e propria nei confronti dell’agricoltura biodinamica. Abbiamo quindi cercato di capire se la biodinamica potesse funzionare nel nostro contesto e per le nostre dimensioni, modeste soprattutto in confronto ai nostri vicini. In effetti le sfide sono state molte, a partire dalla diversità () delle nostre produzioni agricole rispetto alle monocolture circostanti. Ci siamo appassionati, frequentando numerosi corsi specifici di biodinamica di primo livello e superiori, seminari di approfondimento, visite ad aziende biodinamiche, occasioni in cui ci hanno colpito la calma, il benessere interiore dei contadini biodinamici anche quando parlavano dei loro problemi aziendali, evidenziando così un rapporto diverso con l’azienda agricola.
Come siete arrivati al Demeter e agli animali?
Il percorso nella biodinamica è stato molto difficile, anche perché per le brassiche si devono usare sementi CSM free che sono varietà molto difficili da produrre, ed esteticamente molto diverse anche da quelle del biologico e dagli standard di qualità imposti dalla distribuzione organizzata, sono importanti quindi dei clienti/consumatori che valorizzino ed apprezzino questi sforzi. Con la distribuzione dei preparati, con i cumuli e l’applicazione in generale del metodo biodinamico è iniziata una produzione i cui frutti godono anche delle buone condizioni pedoclimatiche del nostro territorio. Oggi, dopo quattro-cinque anni di prove e di attività in biodinamica, riconosco che le produzioni hanno proprietà organolettiche superiori rispetto a quelle ottenute in passato con metodo biologico oltre che personalmente anche in termini quantitativi.
L’azienda è Demeter da aprile 2021, dopo quattro anni di iter di tutoraggio in cui i punti critici segnalati dai tutor sono serviti moltissimo ad un ulteriore perfezionamento dell’azienda, proprio per valorizzarne meglio ancora i principi biodinamici. Nel 2017 il tutor ci ha segnalato la mancanza della presenza degli animali. Quindi abbiamo deciso di mettere un gregge, in accordo con nostro padre e per via delle tradizioni legate alla transumanza: infatti a qualche chilometro dall’azienda esiste ancora il luogo dove si faceva la conta delle pecore in entrata e in uscita dall’Abruzzo. Abbiamo così acquistato trenta capi di Gentile di Puglia che produce ottima lana e latte. Inizialmente in effetti non sapevamo bene come gestirle, l’azienda nasceva ad indirizzo orticolo. Nostro padre ci ha dato una mano, e per diverso tempo abbiamo anche ospitato in azienda un anziano pastore che ci diceva che, per capire come e cosa fare con gli animali, bisogna parlarci, occorre “sentirli” quasi come se fossero degli esseri umani. Produciamo molti scarti di lavorazione di vegetali che, oltre al fieno e ad altri cereali, vengono dati alle pecore. Il gregge stabula liberamente in un ettaro, dove c’è un ricovero per loro, e pascola su tutti i campi dell’azienda dove è terminata la raccolta così da concimare i terreni. Oggi i capi da trenta sono diventati centoquaranta, il gregge ha quindi una gestione più impegnativa, ma è veramente l’arma in più: non abbiamo scarti vegetali da dover smaltire, il terreno è sempre letamato, le pecore fanno da trinciatore. L’impegno in effetti è tanto, ma se ascolti bene gli animali capisci che hanno un’anima: trasmettono pace e benessere, sono essenziali per l’attività agricola.
Le pecore sono funzionali anche allo sviluppo di prodotti lattiero-caseari?
Questa razza autoctona è anche ottima produttrice di latte da cui si fa li canestrato pugliese, un tipo di pecorino. Al momento dell’acquisto del gregge abbiamo proprio valutato anche questo aspetto. Infatti, da luglio 2020 abbiamo iniziato le prove di caseificazione: il formaggio ha un sapore molto marcato e viene stagionato solo per due, tre mesi con la particolarità che, come da tradizione, lo ungiamo con foglie di olivo immerse in olio extra vergine di oliva dell’azienda. Vorremmo ottenere un prodotto locale legato alla tipicità della nostra azienda, in cui non vi è l’apporto di mangimi esterni ma che invece è caratterizzata dalla straordinaria autosufficienza alimentare degli ovini che pascolano sui nostri terreni.
Gli standard Demeter aiutano il benessere animale? Hai qualche suggerimento per chi deve introdurre gli animali?
Diciamo che se in generale è pratica diffusa allontanare gli agnelli dalle madri dopo qualche giorno, da noi continuano a crescere e a vivere con le procreatrici. A livello di benessere animale gli standard Demeter sono restrittivi, ma grazie a questo si riflette molto bene su tutta l’azienda la qualità della vita degli animali: se gli animali stanno bene, stanno bene anche tutto l’organismo aziendale e le persone. Per chi deve introdurre gli animali mi sento di dire che è un percorso senz’altro da fare perché è negli standard, ma che allo stesso tempo occorre mettere da parte lo scetticismo iniziale per favorire la vitalità e il rapporto più ricco che, grazie agli animali, si instaura con tutta l’azienda. Certo, sono necessarie attenzioni, ma gli animali si inseriscono in un rapporto che, se all’inizio è uno standard, poi diventa un punto fondamentale della vita dell’organismo agricolo. Occorre superare la difficoltà iniziale soprattutto per le aziende che non sono zootecniche, ma posso affermare che, secondo la nostra esperienza, con tanta buona volontà dopo soli due anni abbiamo superato lo scetticismo inziale dovuto al dover imparare un rapporto con altri esseri viventi. Ne è nato un rapporto simbiotico, oggi gli animali sono a tutti gli effetti parte integrante dell’azienda.
Intervista di Giovanni Bucchéri